Remote work enterprise

Il lavoro da remoto è diventato la normalità, ma molte organizzazioni lo sostengono ancora con logiche “best effort”. Il risultato è un’esperienza incoerente: accessi che cambiano da rete a rete, chiamate che degradano appena la banda domestica oscilla, policy che valgono in sede e si dissolvono fuori dall’ufficio. Un approccio enterprise unifica tutto: la sicurezza si sposta sull’identità, la rete capisce le applicazioni in gioco e sceglie il percorso migliore in tempo reale, i dati di qualità diventano un linguaggio comune tra IT e business.

Dalla sicurezza perimetrale alla sicurezza identitaria

Zero Trust significa mettere persona, dispositivo e contesto al centro. L’utente si autentica con fattori forti, il dispositivo viene valutato per postura e conformità (cifratura attiva, patch, EDR), l’accesso è concesso solo all’app richiesta e solo per il tempo necessario. Non più una VPN “tutto o niente”, ma micro-tunnel per applicazione che riducono la superficie d’attacco e semplificano la vita a chi lavora. La piattaforma verifica in modo continuo se cambia qualcosa — rete, posizione, rischio — e adatta automaticamente i privilegi: se passi dal Wi-Fi di casa a un hotspot pubblico, la segmentazione si irrigidisce, scatta uno step-up di autenticazione e alcune funzioni sensibili restano off-limits.

Questa coerenza nasce da un client unico che governa identità, postura e accesso per SaaS e applicazioni private. Per chi lavora, tutto si traduce in fluidità. Un collaboratore rientra da una trasferta: sul treno si collega via 5G, a casa passa al Wi-Fi; non cambia nulla nel suo modo di accedere, ma le policy lo seguono — stessi permessi, stessi blocchi, stessa tracciabilità — e l’azienda mantiene controllo e visibilità senza chiedere passaggi manuali.

Sicurezza che guarda al futuro: la sfida quantistica

A completare la strategia Zero Trust, oggi è indispensabile considerare anche le minacce che emergeranno nei prossimi anni, come quelle legate allo sviluppo del calcolo quantistico. I progressi nel campo della meccanica quantistica aprono la strada a scenari in cui gli algoritmi crittografici tradizionali potrebbero diventare vulnerabili. Predisporre infrastrutture resilienti, adottare pratiche di crittografia post-quantistica e mappare le risorse critiche da proteggere sono azioni che devono iniziare ora. La consapevolezza è già parte della sicurezza: proteggersi domani significa agire oggi.

Prestazioni in tempo reale per voce e video

La collaborazione di oggi vive di tempo reale: voce e video devono funzionare sempre. Grazie a una SD-WAN consapevole delle applicazioni, la rete riconosce i flussi voce/video, mappa le priorità (DSCP) in modo coerente da endpoint a cloud, sceglie al volo il percorso migliore in base a latenza, jitter e perdita e stabilizza l’ultimo miglio con tecniche come correzione della perdita e duplicazione intelligente dei pacchetti quando serve. Se un circuito degrada, la sessione si sposta in modo trasparente sul link più sano; se l’utente sta accedendo a un servizio SaaS, il local breakout intelligente evita giri inutili in datacenter e riduce la latenza percepita.

La differenza si vede in scenari concreti. Un town hall da casa con 200 persone collegate regge senza scatti perché la piattaforma capisce che quella sessione è critica e protegge il flusso, mentre un backup in background viene rallentato. Una demo live continua fluida anche quando il provider domestico ha un picco di congestione: la SD-WAN “vede” il problema, rivaluta i percorsi e instrada il traffico sensibile sulla tratta più pulita.

Governance, continuità e dati che guidano le decisioni

Standardizzare il remoto significa anche regia. La piattaforma espone uno spazio di lavoro per l’IT che correla telemetria di endpoint, rete e applicazioni. Se una call degrada, è chiaro perché (driver Wi-Fi obsoleto, canale rumoroso, tratta WAN affollata) e cosa fare adesso (aggiornare il driver, spostare la voce su un altro percorso, abbassare il bitrate video). Gli aggiornamenti seguono finestre definite, i componenti critici sono in alta disponibilità, il failover degli elementi di controllo è trasparente per chi lavora. Per il business, la qualità diventa misurabile: tempo medio di avvio delle call, percentuale di riunioni senza interruzioni, incident evitati, impatto economico delle ottimizzazioni.

Il percorso di adozione è sostenibile. Si parte con un assessment leggero su identità, postura dei device e connettività; si definisce un blueprint Zero Trust + SD-WAN che rispecchi i processi reali (home office, 4G/5G, coworking); si avvia un pilota con utenti e casi d’uso concreti, poi si scala per ondate con policy-as-code e modelli ripetibili. In questa fase, integrare anche una riflessione su future vulnerabilità — come quelle derivanti dall’informatica quantistica — permette di costruire una sicurezza che sia davvero “future-proof”. La meta è chiara: un remote work che smette di dipendere dalla fortuna della rete di casa e diventa standard aziendale sicuro, stabile e misurabile.